Speleo Club Ribaldone - Genova

Gruppo speleologico fondato nel 1970

Grotta Mottera

Sabato 23 e domenica 24 Luglio 2005 Grotta Mottera (CN)
Partecipanti: Riccardo Barbero (S.C. Ribaldone) + Franco Bastanti, Stefania Pittaluga, Paolo Gerbino, Juri Traverso, Giuseppe Valle, Stefania Mantero (G.S.Martel)

Ormai da troppo tempo stavamo parlando di andare a fare la Mottera e fermarci a dormire al rifugio. Finalmente dopo mesi di aspettativa riusciamo a darci appuntamento per la partenza vera e propria. Dovevamo essere in nove, siamo solo in sette, purtroppo Erica e Alessandro hanno dato forfait all’ultimo minuto causa mal di schiena.

Alle 14.30 siamo operativi e in viaggio destinazione Ceva per ritirare le chiavi del rifugio. Viaggio senza troppi intoppi e dopo aver affrontato lo sterrato scarichiamo i bagagli e ci organizziamo per la cena. Paolo pensa al fuoco, intanto SteMa si picchia con l’ascia per spaccare la legna e la StePi pensa alla pasta. Riki, Franco, e Giuse intanto riportano le macchine al posteggio e Juri parte armato di tanica per recuperare l’acqua al torrente, lo rivediamo solo qualche mezz’ora dopo…

La serata trascorre piacevolmente tra chiacchiere, formaggi, bottiglie di vino, per concludersi poi indegnamente con chupitos e “cubotto” il cocktail proposto da Juri a base di rhum e chinotto…

Ricordi vaghi di Franco che scrive sul libro del rifugio, Paolo che parla di tecniche giapponesi di Chatsu ken do (come ‘chatsu’ si scriverà….), StePi che fa le flessioni tipo Rocky, SteMa che rotola prima giu’ dalla panchina e poi vola direttamente giu’ dagli unici due gradini nel raggio di un chilometro…

La serata si conclude verso le … ehm…boh…insomma, andiamo a letto ad una certa ora…

Chi si trascina, chi sviene, alla fine siamo tutti piu’ o meno sistemati per la notte. Allietati dal continuo russare di Paolo riusciamo a dormire fino alle 6 del mattino quando la sveglia suona!

Tra qualche caffè, qualche biscotto, qualcuno che ha il coraggio di bere il caffè con il chinotto…)praticamente un “canotto” ...) alla fine alle 8 siamo in marcia per arrivare all’ingresso della Mottera.

Il Bradipo arranca con difficoltà su per il bosco. Grazie al volo piantato la sera prima ha una caviglia che fa un mal porco.

Ci dividiamo: gli speleo seri Franco, Riccardo e Paolo davanti, dietro i “pivellini” SteMa e Juri accompagnati dalla StePi (e per la cronaca ‘seria’ rimando al racconto che qualcuno si degnerà di pubblicare)

Per iniziare un bel traverso in parete (e non mi riferisco a Juri! ^__^) a TROOOOPPI metri di altezza,. All’ingresso un’aria gelida ci impedisce di accendere l’acetilene, riusciamo ad entrare. La prima parte presenta una diaclasi non particolarmente impegnativa, riusciamo a passare tutti incolumi senza nessuna vittima. Passaggi in contrapposizione alternati a vani enormi in cui si perde l’occhio, un unico punto in cui bisogna chinare appena impercettibilmente la testa e siamo già alla famigerata teleferica. Colei che è sempre stata descritta come l’Aconcagua per l’Argentina Airlines. Ok, StePi va per prima e ci mostra come utilizzarla. Dalla partenza recuperiamo la carrucola ed è il turno di SteMa. L’ambiente sopra di lei è enorme a tal punto che ha una sensazione di vertigine, i gattini nello stomaco che vorrebbero a tutti i costi scappare (ma sarà mica colpa del Pampero ?!?!) e la voglia irrefrenabile di tornare al rifugio a tenere compagnia a Giuseppe davanti a una buona tazza di the fumante.

Ma oramai ci siamo, longe corta sulla carrucola e longe lunga sulla sicura.
Si va?
Si va!
Ok, tre secondi dopo conquista la corda dall’altra parte e ci si avvinghia come l’edera.
Juri a ruota in un nanosecondo arriva a destinazione come se facesse un giro per le vetrine del centro…E da qui in poi un susseguirsi inesauribile di traversi (e non sono tutti cloni di Juri!) e di passaggi della morte sospesi a 30 metri di altezza. Il pensiero inevitabilmente va alla Ila, che non è ancora rimessa in forze (cazzo, quanto ci manca!), lei che scappa a gambe levate davanti a qualsiasi traverso (fatta eccezione per Juri! ^__^) avrebbe apprezzato questa grotta…

StePi guida il gruppo, a ruota SteMa (che vuole rimanere in mezzo per non “sentirsi sola” ?!?!?!?) e Juri chiude questo “squadrone”. Tre tute rosse che si appendono su corda.

Arrivati al passaggio della morte numero 145 SteMa inizia ad accusare un po’ la stanchezza (dormire? Do you know?), un po’ il Pampero della sera prima (a detta di StePi quello che ci ha fottuto è il succo di pera…). Passiamo anche questo anche se i dubbi sul ritorno attanagliano la mente del Bradipo-Missile. Nel mentre bestemmie varie che giungono dal fondo del gruppo fanno intuire velatamente che la carburina di Juri ha iniziato nuovamente a farsi i fattacci propri.

Arriviamo così tra timori e “ammaialamenti” su roccia al primo pozzo da salire. Duplice opzione, a destra con maniglia e kroll e a sinistra in arrampicata. Le “Stefanie” optano per quest’ultima opzione, Juri passa invece dall’altra parte. Pochi istanti (ehm…uh…forse qualcosa di piu’…) e siamo al pozzo definito da StePi “delle scimmie”. Ci domandiamo per quale motivo
La risposta è “Ve ne accorgerete al ritorno”
SteMa e Juri si guardano interrogativi.
StePi parte, e ci da indicazioni dal basso, a ruota SteMa e Juri al momento non sembrano avere difficoltà. Sotto di loro altro pozzettino e poi ultimo traverso prima di arrivare al pozzo che ci condurrà alla 'sala 17'.
StePi in un minuto è dall’altra parte, SteMa si sofferma a parlare con le corde e le concrezioni come al suo solito quando non è propriamente a suo agio. Juri, un cognome, un destino, in tre nanosecondi raggiunge le due donzelle. E siamo alla partenza del pozzo che scende alla sala 17. Possiamo decidere se proseguire o tornare indietro. SteMa è propensa per questa seconda opzione viste le condizioni del suo stomaco. StePi e Juri l’accontentano e si torna indietro.

Affrontiamo quindi in salita quello che la StePi ci aveva illustrato come “Pozzo delle scimmie”
E qui capiamo , finalmente, per quale motivo sia stato soprannominato così…Juri in un attimo è alla sommità, nel frattempo sotto la SteMa si ricorda di avere in dotazione una macchina fotografica, e decide di usarla. A questo punto è il suo turno e in pochi minuti è faccia a faccia con l’uscita bastarda, timorosa già di rimanere appesa come un salame stagionato per almeno un mese. E invece, in pochi minuti (that’s incredibile!) riesce a conquistare l’uscita. La StePi, manco a dirlo, vola sulle corde e in un nanosecondo è fuori. Pozzettino da scendere e siamo di nuovo sulla via dei traversi.

Alla seconda esperienza i vari passaggi della morte sembrano già meno difficoltosi, anche se da qui a farli con scioltezza ce ne passa…

Pero’ questa volta almeno il Bradipo riesce a godersi la bellezza della grotta (cosa della quale all’andata non si era nemmeno resa conto) e a sorridere ogni tanto (all’andata non era un sorriso quello che aveva sul volto, era una paresi dettata dalla tensione ^__^)

A parte due piccoli attimi di panico, la via del ritorno trascorre piacevolmente tra piccole incertezze e un bel po’ di foto che documentano l’uscita (altrimenti poi non ci crede nessuno ^__^) e in qualche minuto siamo alla teleferica.

Stesso ordine dell’andata: StePi, SteMa e papà Juri che cede il passo al Bradipo-missile vedendola già abbastanza timorosa, non per la teleferica in se quanto per l’uscita della suddetta. E infatti…arrivata dall’altra parte la forza nelle braccia viene a mancare totalmente. E riuscire ad afferrare la corda che le permetterà di tirarsi fuori è un’impresa. Alla fine dopo aver tentato di prendere la corda anche con i denti (“La teleferica non si attacca al lavoro del tuo dentista…”) la StePi recupera il Bradipo e dopo qualche minuto siamo sulla via del ritorno. Appr


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